La piena del fiume
C'era una volta un brav'uomo che si chiamava Giuseppe e che abitava in una
villetta sulle rive del Tevere. Un mattino di primavera, Giuseppe si accorse che
l'acqua del fiume lambiva la porta di casa. Aveva piovuto molto e il Tevere era
gonfio di
acqua
gialla e minacciosa.
La radio lo spaventò un po'. «Tutti
coloro
che abitano nelle vicinanze del Tevere devono lasciare le loro abitazioni; sta
per arrivare una piena del fiume», ripeteva
il
Giornale Radio.
Giuseppe era molto pio e aveva una
grande
fiducia nel Signore. Così
si
inginocchiò e cominciò a
pregare. «Signore, salvami!». In quel momento sentì una voce proveniente
dall'alto. «Non avere paura, Giuseppe! Ci penso io a te!». Era la voce del
Signore.
Giuseppe, pieno di gioia, si rialzò e cominciò a sbrigare le faccende
quotidiane, come se
niente fosse. Alle undici l'acqua del fiume gli arrivò alle spalle e Giuseppe si
rifugiò al piano superiore. Passò una lancia dei pompieri. Uno di
essi
lo vide e gridò: «Presto, venga via con noi! E’ pericoloso rimanere!». «No. Ho
un'assicurazione superiore!», rispose Giuseppe, indicando il cielo.
Alle quindici, l'acqua era più alta del letto e Giuseppe si rifugiò in
soffitta. Passò una barca della Protezione Civile e una voce gridò: «Venga via
subito! L'acqua salirà ancora!». Giuseppe rifiutò ostinatamente. "Ho un
protettore, io!" rispondeva.
Alle diciassette e un quarto l'acqua era più alta delle grondaie e
Giuseppe salì sul tetto. Passò un gommone della Croce Rossa che cercava gli
ultimi da salvare. Invano cercarono di portar
via
Giuseppe. Lui si attaccò al camino come il caprifoglio ad un albero. «Non ne ho
bisogno. Ho chi mi salva, io!».
L'acqua continuò a salire e alle diciotto meno dieci Giuseppe annegò.
Appena si ritrovò in Paradiso, Giuseppe andò su tutte le furie. Si presentò dal
Signore e protestò: «Hai
detto
che pensavi a me? E invece sono
bell'e
morto!».
Il Signore lo fissò con il suo sguardo pieno di bontà. «Ma
io ho pensato a te, Giuseppe. Ti
ho
mandato tre barche!!!».