"La rondine"
Una
volta una rondine fu ferita da un cacciatore.
Quando arrivò l'autunno non poté così partire con le sue compagne verso i paesi
più caldi.
Per qualche tempo riuscì a sopravvivere con quello che trovava nei campi.
Poi, terribile e gelido, arrivò l'inverno.
Un freddo mattino, cercando qualcosa da mettere nel becco, la rondine si posò su
uno spaventapasseri.
Era uno spaventapasseri molto distinto, grande amico di gazze, cornacchie e
volatili vari.
Aveva il corpo di paglia infagottato in un vecchio abito da sera, la testa era
una grossa zucca arancione, i denti erano fatti con granelli di mais, per naso
aveva una carota e due noci per occhi."Che ti capita rondinella?", chiese lo
spaventapasseri, gentile come sempre. "Va male", sospirò la rondine. "Il freddo
mi sta uccidendo e non ho rifugio. Per non parlare del cibo.
Penso che non rivedrò la primavera"."Non avere paura. Rifugiati qui, sotto la
mia giacca: la paglia è asciutta e calda".
Così la rondine trovò una casa nel cuore di paglia dello spaventapasseri.
Restava il problema del cibo.
Era sempre più difficile per la rondine trovare bacche o semi.
Un giorno in cui tutto rabbrividiva sotto il velo gelido della brina, lo
spaventapasseri disse dolcemente alla rondine: "Rondinella, mangia i miei denti:
sono ottimi granelli di mais". "Ma tu resterai senza bocca". "Sembrerò molto più
saggio".
Lo spaventapasseri rimase senza bocca, ma era contento che la sua piccola amica
vivesse.
E le sorrideva con gli occhi di noce. Dopo qualche giorno fu la volta del naso
di carota. "Mangialo.
E' ricco di vitamine", diceva lo spaventapasseri alla rondine.
Toccò poi alle noci che servivano da occhi. "Mi basteranno i tuoi racconti",
diceva lui.
Infine lo spaventapasseri offrì alla rondine anche la zucca che gli faceva da
testa.
Quando arrivò la primavera, lo spaventapasseri non c' era più: si era
sacrificato per far vivere la rondine.
Come ogni papà, Dio provvede che non manchi mai
ciò che ci serve per vivere. Lo fa attraverso il lavoro di tanti uomini. A Lui
chiediamo il coraggio di guadagnare insieme il nostro pane e di condividerlo con
quelli che non ne hanno. Ma
Dio ha fatto di più. Perché capissimo quanto ci vuole bene, ha voluto Lui stesso
diventare pane per noi, nell'Eucaristia.