"Le chiavi del cielo"
C'era una volta un grande
re, il più grande del suo tempo. Un tempo nel quale gli uomini conoscevano
ancora il posto dove si trovava il cancello del Cielo. Il re aveva conquistato
tutto quello che c'era da conquistare, ma voleva ancora una cosa, la più
importante: voleva le chiavi che aprivano il cancello del Cielo. Ma nessuno
riusciva ad accontentarlo.
Aveva speso gran parte del suo enorme tesoro per pagare gente che esplorasse
ogni angolo della terra per trovare quelle benedette chiavi, ma senza esito.
Aveva inviato i suoi coraggiosi paladini nelle zone più nascoste, nelle paludi,
perfino in fondo al mare. Niente. Così, un giorno, il re arrivò a cavallo
davanti al cancello, che sembrava sfidarlo, solido, inaccessibile. Agitò il
pugno verso gli angeli che facevano la guardia e gridò: «Non avrò pace, finché
non avrò le chiavi che aprono questo cancello!».
Un angelo lo guardò con una luce divertita negli occhi, perché i re della terra
non sono poi così importanti per un angelo del Cielo, e rispose: «Sulla terra ci
sono migliaia di chiavi che possono aprire il cancello del Cielo, fioriscono
proprio sotto i loro piedi, ma gli uomini continuano a calpestarle. Le potrai
trovare anche tu, se le saprai cercare. Sono tre quelle destinate a te. Se le
troverai, potrai aprire il cancello del Cielo». Il re scese da cavallo e
cominciò immediatamente la ricerca.
Per parecchi anni frugò con gli occhi il suolo dove posava i piedi, ma nessuna
chiave fiorì mai sotto i suoi piedi. Un giorno, mentre camminava, quasi inciampò
in un alberello rachitico e quasi secco. Gli anni trascorsi nella ricerca della
chiave del Cielo lo avevano reso meno orgoglioso e più attento alle cose piccole
e deboli. Raccolse l'alberello e lo portò a casa. Preparò un letto di terra
soffice, piantò l'alberello e lo innaffiò con cura. Poi provvide a sostenere i
piccoli rami e il tronco con dei tiranti.
Un passante che assisteva alla scena gli disse. «Lascia perdere quello
sgorbietto d'albero. Anche se lo salvi, sei troppo vecchio per poter godere
della sua ombra e dei suoi frutti. Che te ne importa?». «Un giorno qualcuno si
siederà qui e benedirà l'ombra di questo albero e i suoi frutti e quindi un po'
anche me - rispose il re - posso esserne felice già adesso». In quel momento
vide la prima chiave. Era proprio sotto il suo piede destro e sembrava spuntata
dalla terra. Era una chiave forgiata in uno strano metallo: verde come lo
smeraldo.
Passò dell'altro tempo. Il re continuò la sua ricerca. Un pomeriggio d'inverno,
durante un forte temporale, vide una bambina lacera e scalza, che tremava
rannicchiata in un portone della città vecchia. Il re si fermò, si tolse il
mantello e lo avvolse attorno alla bambina, poi la prese in braccio e la portò
nel palazzo reale. Le preparò un pasto caldo e cercò dei vestiti che le
andassero bene. Proprio in quel momento si accorse che sotto il suo piede
sinistro c'era la seconda chiave. Era anche quella una chiave forgiata in un
metallo speciale, color rosso rubino.
Passarono altri anni. Il re era diventato un pellegrino vecchio e stanco.
Camminava a fatica, appoggiandosi ad un bastone; ma non aveva smesso di cercare
la chiave che gli mancava. Giunse, una notte, in una piccola città dell'Oriente.
Cercava un posto per riposare, quando una strana animazione tra la gente lo
incuriosì. Vide uno strano corteo di persone eccitate che uscivano dalla città.
«Che ci vanno a fare in campagna a mezzanotte?», si chiese il re. E li seguì.
Arrivò davanti a una baracca malandata che fungeva da stalla. La gente che aveva
camminato più in fretta di lui se ne stava già tornando in città, quando lui si
affacciò alla stalla. Alla scarsa luce di una fiaccola fumosa, scorse una
giovane mamma che cullava il suo bambino. In quel momento il bambino aprì gli
occhi. Il vecchio re si sentì tutto illuminato da quello sguardo e, per la prima
volta nella sua vita, piegò le ginocchia davanti a qualcuno. Il suo cuore si
riempiva di gioia, perché davanti a lui, fiorita dal nulla, c'era la terza
chiave. Una chiave tutta d'oro. Aveva trovato le tre chiavi e ora poteva aprire
il cancello del Cielo.
Il re del racconto trova le chiavi del Regno dei Cieli non con la forza o il
potere, ma quando vive concretamente la Fede, la Speranza e la Carità,
simboleggiate dalla chiave d'oro, verde e rossa.
«Cercare» significa soprattutto attenzione a ciò che è piccolo, debole,
nascosto.