Insistere... senza perdere la speranza...
Filippo Neri,
figlio di un notaio fiorentino, aveva deciso di incontrare Cristo nei ragazzi di
strada (orfani, reietti, abbandonati, malati, ecc.) ed aveva fondato "L'Ospizio
del Divino Amore" (o Oratorio del Divino Cuore, non ricordo più) nel quale dava
rifugio e casa a questi sfortunati ragazzi.
Naturalmente, per sopperire a tutte le loro necessità, Filippo doveva
continuamente sollecitare la carità dei romani. E lo faceva con una ostinazione
e perseveranza veramente evangeliche ("Chiedete e vi sarà dato" - "Bussate e vi
sarà aperto").
Un giorno si recò per l'ennesima volta a batter cassa da un signore benestante,
che però si sentiva ossessionato dalle sue richieste continue e pressanti ed era
giunto oltre il limite di sopportazione. Un giorno il riccone, non potendone
più, alzò la voce con Filippo, lo maltrattò e, per completare l'opera e
toglierselo definitivamente dai piedi, gli "ammollò" (detto alla romana) un
ceffone!
S. Filippo Neri, grande Santo e grande Uomo, si portò la mano alla guancia
colpita ed in quell'atteggiamento, docilmente e senza scomporsi, disse
all'agiato interlocutore: "A me avete dato questo (lo schiaffo) e vi ringrazio;
ed ora, per i miei ragazzi, cosa mi date?"