Sordo e cieco
Per un controllo medico sono entrato nella sala d'aspetto d'un ambulatorio,
all'ospedale. Attendeva il proprio turno una fila lunga e ben ordinata di
pazienti: i primi erano seduti vicino alla porta dell'ambulatorio, poi man mano
quelli arrivati per ultimi. Ho subito capito, da sguardi, da cenni e anche da
espressioni, quale fosse il posto da prendere e da rispettare rigorosamente.
Pochi minuti dopo di me entra una signora che sorridendo a tutti, saluta con un
sonoro "buon giorno!". Con il sorriso costante sulle labbra e senza alcuna
esitazione, va verso la porta dell'ambulatorio, risale pian piano tutta la fila,
dagli ultimi ai primi posti.
Alcuni presenti cominciano a rumoreggiare e a rivolgerle parole pesanti per
farle notare che anche lei deve rispettare la fila e mettersi all'ultimo posto.
Assistevo ad un crescendo di proteste che si facevano sempre più offensive. Ma
notavo che la donna, sempre sorridendo a tutti, insensibile ad ogni offesa,
continuava a risalire occupando infine il primo posto, appena liberato da chi
era nel frattempo entrato nell' ambulatorio.
Un paziente pronuncia parole grosse nei suoi confronti, ma lei resta seduta
proprio al primo posto, serena, indisturbata, e sempre con il sorriso di chi non
bada alle offese e non dà peso ai nervosismi. Proprio come se non vedesse e non
sentisse. Offriva la perfetta immagine di come "porgere l'altra guancia".
Terminata l'ondata di reazione, tutti cominciavano a sorridere di quella strana
condotta. E lei serenamente è entrata dal medico.
Calmati gli animi, il mistero è stato chiarito da uno dei presenti che la
conosceva: "È sorda - ha detto - non sente proprio niente e ci vede pure poco;
ecco perché lei sorride sempre e a tutti; a chiunque veda e chiunque incontri."
Se in un primo momento anch'io stavo rivendicando il diritto al rispetto della
fila, sono stato poi subito attratto, meravigliato positivamente da questo "modo
cristiano" di rispondere alle offese...Ad un tratto mi è balzato davanti il
modello a cui ispirarmi quando sono oggetto di nervosismi, arrabbiature e
offese.
Quella signora reagiva con sorprendente serenità alle offese perché non le
sentiva; era sorda. Mi dicevo che anch'io, se sono "sordo" a tutto ciò che mi
arriva di negativo dal prossimo, posso essere attento, sorridente e cordiale
verso tutti, particolarmente con chi mi sta vicino; prima di tutto perché Gesù
me lo comanda, poi perché è proprio con il sorriso che si calmano gli animi, è
col perdono che si spezza la catena dell'odio, è col bene che si vince il male.
Sordo e cieco ad ogni negativo perché attento all'immenso positivo che si
nasconde in ogni fratello e che tutti ci avvolge. A questo punto, come non
ricordare, insieme a te che mi leggi, la "preghiera semplice" di S. Francesco?:
Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace.
Dove c'è odio, io porti amore.
Dove c'è discordia, io porti l'unione.
Dove c'è errore, io porti la verità.
Dove c'è dubbio, io porti la fede.
Dove c'è disperazione, io porti la speranza.
Che io non cerchi tanto di essere consolato, quanto di consolare.
Di essere compreso, quanto di comprendere.
Di essere amato, quanto di amare.
Infatti: donando si riceve.
Dimenticandosi si trova comprensione. Perdonando si è perdonati.