E' il concetto per esprimere il nostro
lavoro nell'ambito della realtà virtuale, sentendoci più che Volontari
Fratelli delle Misericordie.
Buona
settimana.....
a cura di: Paolo Diani
Il dare K. Gibram
Kahlil Gibran, c. 1898.
Photograph by
F. Holland Day.
Courtesy of the Library of Congress (LC-USZ62-48305).
Voi date ben poco quando date dei vostri beni. E'
quando date voi stessi che date davvero. Che altro sono, infatti, i vostri beni
se non cose che preservate e custodite per timore dell'indomani? E il domani,
che cosa porterà il domani al cane troppo prudente che seppellisce gli ossi
nella sabbia del deserto, mentre segue i pellegrini alla città santa?
E che altro è il timore del bisogno, se non il bisogno stesso? Il terrore della
sete, quando il tuo pozzo è pieno, non è forse una sete che nessuno può
spegnere? Ci sono quelli che danno poco del molto che hanno, e lo danno per
ottenerne riconoscenza, e il loro segreto desiderio guasta i loro doni.
E ci sono quelli che hanno poco e lo danno tutto. Sono proprio loro quelli che
credono nella vita e nella generosità della vita, e il loro scrigno non è mai
vuoto.
Ci sono quelli che danno con gioia, e quella gioia è la loro ricompensa. E ci
sono quelli che danno con dolore, e quel dolore è il loro battesimo. E ci sono
quelli che danno e nel dare non provano dolore, né cercano gioia, né danno
pensando alle virtù. Essi danno come in quella valle laggiù dove il mirto esala
nello spazio la sua fragranza. Per mezzo di gente come loro Dio parla e dietro i
loro occhi egli sorride alla terra.
E' bene dare quando si è richiesti, ma è meglio dare quando, pur non essendo
richiesti comprendiamo i bisogni degli altri. E, per chi è generoso, il cercare
uno che riceva è gioia più grande che non il dare. C'è forse qualcosa che
vorresti trattenere? Tutto ciò che hai un giorno o l'altro sarà dato via. Perciò
da' adesso, sì che la stagione del dare sia la tua, non quella dei tuoi eredi.
Spesso dici: Vorrei dare, ma solo a chi lo merita. Gli alberi del tuo frutteto
non dicono così, né lo dicono i greggi del tuo pascolo. Essi danno per poter
vivere, perchè trattenere è morire.
Certamente, colui che è degno di ricevere i suoi giorni e le sue notti è degno
di ricevere da te ogni altra cosa. E colui che ha meritato di bere all'oceano
della vita, merita di riempire la sua coppa al tuo rigagnolo. Quale merito più
grande ci può essere di quello che c'è nel coraggio e nella fiducia, anzi nella
carità di ricevere?
E chi sei tu da pretendere che gli uomini debbano lacerarsi il petto e svelare
il loro orgoglio perchè tu possa vedere il loro vero merito e il loro
imperturbato orgoglio? Cerca piuttosto di meritare di essere donatore e
strumento per donare. Poiché in verità è la vita che dà la vita, mentre tu, che
ti credi donatore, non sei che testimone.
E voi che ricevete - e tutti ricevete - non addossatevi alcun onere di
gratitudine, per non imporre un giogo a voi stessi e a colui che dà. Elevatevi
piuttosto insieme al donatore sui suoi doni come su ali. Poiché essere troppo
consapevoli del vostro debito è dubitare della generosità di colui che ha la
generosa terra per madre e Dio per padre.