E' il concetto per esprimere il nostro
lavoro nell'ambito della realtà virtuale, sentendoci più che Volontari
Fratelli delle Misericordie.
Buona
settimana.....
a cura di: Paolo Diani
Il perdono
Un pensatore francese ha scritto:
"Qualche cosa mi dice che è la parola più umile e la più difficile, quella
parola che tutto l'Occidente non hai mai potuto pronunciare, e che dobbiamo
imparare a dire, senza la quale sprofondiamo: la parola Perdono. D'accordo!
'Perdono' è una parola che guarisce e arricchisce. Ne volete le prove? Eccole!
Il perdono porta un'ondata d'aria buona nel mondo dei sentimenti. Disinquina la
nostra "pattumiera" emotiva, troppe volte triste, fredda, aggressiva. Il perdono
rallegra due persone: chi lo dà e chi lo riceve. Rallegra soprattutto chi lo dà.
Il grande oratore Henri Lacordaire era solito dire: "Volete essere felici per un
istante? Vendicatevi! Volete essere felici per sempre? Perdonate!".
Il perdono è la strada maestra del disgelo. Guai se nessuno perdonasse! La
convivenza umana sarebbe un groviglio di vipere. A cominciare dalla famiglia.
Una volta un matrimonialista ha detto: "Prima del matrimonio, aprite bene tutti
e due gli occhi; dopo il matrimonio, chiudetene uno!". Sembra una battuta, in
realtà è molto di più.
Il perdono è l'ultima parola di chi ama. "Che cosa sarebbe un amore che non
giunge al perdono?", si domandava il Papa Giovanni Paolo II in un discorso alle
coppie (20 settembre 1996).
Il perdono è saggezza. La legge dell'occhio per occhio non fa che aumentare il
paese dei ciechi. Il perdono interrompe la spirale dell'odio.
Ecco alcune meraviglie del perdono. A condizione - è chiaro -che sia perdono.
Perdono non è "buonismo": non è accettare il male; non è confondere il lecito e
l'illecito. Perdono non è dimenticare (chi dimentica il male, può ripeterlo), ma
è mollare la preda.
Il perdono non è debolezza. Gandhi ha ragione: "Solamente chi è forte è capace
di perdonare". Il perdono autentico è un capolavoro di umanità. Quando Giovanni
Guareschi tornò dai campi di concentramento, la moglie Ennia non mancò di
cogliere negli occhi del reduce un inconfondibile lampo di fierezza, per cui gli
fece osservare: "Giovannino, sembra che abbia vinto la guerra..." E lui replicò
calmo: "Sì, mi sento un vincitore perché in diciannove mesi sono riuscito a non
odiare nessuno!".