L'aquilone
Una tersa e ventilata mattina di marzo, un bambino, aiutato dal
nonno, fece innalzare nel cielo un magnifico aquilone.
Portato dal vento, l'aquilone saliva e saliva sempre più in alto, finché divenne
solo più un puntolino.
Il filo si srotolava e seguiva l'aquilone verso l'alto, ma il nonno aveva legato
saldamente una estremità del filo al polso del bambino.
Lassù, nell'azzurro, l'aquilone dondolava tranquillo e sicuro, seguendo le
correnti.
Due grassi piccioni chiacchieroni, che volavano pigramente, si affiancarono
all'aquilone e cominciarono a fare commenti sui suoi colori.
«Sei vestito proprio in ghingheri, amico», disse uno. «Dai, vieni con noi.
Facciamo una gara di resistenza», disse l'altro. «Non posso», disse l'aquilone.
«Perché?».
«Sono legato al mio padroncino, laggiù sulla terra».
I due piccioni guardarono in giù.
«Io non vedo nessuno», disse uno.
«Neppure io lo vedo - rispose l'aquilone - ma sono sicuro che c'è: perché ogni
tanto sento uno strattone al filo».