E una donna capì che stava
per diventare Madre
(di Antonio Mazzi)
Nota: Non giudicate questo brano di fantasia: Dio è Dio, non
può soffrire per sua natura, ma....leggiamo questo brano pensando
all'Amore....forse l'Amore non è quello che pensiamo noi...forse...
Una
notte, in Paradiso, Dio Padre e Dio Figlio, camminavano, come facevano spesso, e
guardavano giù, come facevano spessissimo, i figli "scappati di casa". Dopo la
tragedia del pomo, Adamo si è vergognato, si è nascosto, con Eva. Da allora
tutti gli uomini, per secoli, si nascondevano al Dio delle piaghe, dei
quarant’anni di deserto, della decapoli, del fratricidio, del diluvio. Quella
sera il Figlio, come quasi ogni figlio, disse al Padre a bruciapelo: «E se
cambiassimo... strategia? Se andassimo giù noi, anziché aspettare che vengano su
loro? Se andassimo a cercarli, anche se non lo meritano?». Il Padre si fermò,
guardò il Figlio in fondo agli occhi, chiamò lo Spirito... Pregarono. Anche Dio
prega, tutti pregano. La preghiera è l’ossigeno dell’anima. Anche Dio ha
un’anima. Anzi è l’anima! «Figliolo spiegati meglio. Come andiamo giù, incontro
agli uomini? L’altra volta ho fatto per loro il mondo: il cielo, la terra, il
mare, le stelle... Mi sembrava che una culla così bella nessuno sarebbe stato
capace di farla. Hai visto come andò a finire? Per un capriccio, un atto
d’egoismo, un "pomo" hanno rovesciato tutto il piano che avevo progettato per
loro. Per un pomo! Capisci, figliolo?». Il Figlio aspettò che il Padre finisse.
Sentì la voce farsi profonda e commossa. Capì quanto fosse doloroso per un Padre
così provvidente, avere le sue creature disperse, disorientate, lontane. Poi, il
Figlio, cercò una panchina comoda, di fronte al mondo. Prese il Padre
sottobraccio e se lo sedette vicino. Passarono alcuni momenti di intenso
silenzio. Laggiù, troppe ombre coprivano una parte del mondo e troppe luci
accendevano l’altra. Il Figlio disse: «Abbà, papà, segui il mio ragionamento.
Dimentica il tuo infinito dolore. Ascolta: "Sei il Dio onnipotente, Creatore,
Signore, Condottiero... Se inventassimo un Dio debole, limitato, mite? Sei il
Dio dei dieci comandamenti; se inventassimo il Dio di uno solo? Sei il Dio del
tempio di Gerusalemme; se inventassimo il Dio della cena, della tavola? Sei il
Dio che non perdona; se ti tramutassi in un padre misericordioso che perdona
sempre?». Il Figlio, si fermò... E poi disse ciò che più lo affascinava: «E se
andassi giù io e diventassi uomo tra gli uomini, povero tra i poveri, bambino
tra i bambini, affamato tra gli affamati? Se entrassi nella pancia di una nuova
Eva in un paesino sperduto e da là riportassi qui, nella tua casa, tutti gli
Adami e le Eve del mondo, i Caini e gli Abele, i Davide e i Golia?». Il Padre
guardò lo Spirito. E tutti e due guardarono il Figlio. A un tratto il volto del
Padre si fece triste, misterioso, sofferente, vecchio d’un colpo. Quasi
biascicando disse: «E se questo volesse dire, Figlio mio, morire, soffrire,
pagare per tutti? Ce la farai? Sarai capace di arrivare
fino in fondo? E noi, Padre e Spirito, saremo capaci di consumare con te questa
tragedia d’amore? Ricordi con Abramo? Non ce l’ho fatta e gli ho ridato il
figlio. Se dovessi per amore degli altri figli perduti, perdere te?». Il
silenzio fu infinito come il cielo. Il Figlio si strinse tra le braccia del
Padre, e capì quanto fossero piccole per il dolore che doveva affrontare. Anche
Dio Padre, di fronte ai dolori del mondo, ha le braccia piccole. Poi, fu il
Padre a decidere. «Ti chiamerai Gesù, nascerai da Maria e morirai martire! Il
resto te lo dirò man mano. Vai!». Lo baciò, lo abbracciò. E una donna, laggiù,
capì di poter divenire madre anche senza conoscere uomo.
(Tratto da "Vita Pastorale", 11 novembre 2002)