In questi
giorni, in cui è salito sopra un palcoscenico strano e diverso da quello che è
il suo stile, molti giornalisti sono alla ricerca di notizie su Maurizio
Agliana.
Vorrei,
per sgombrare il campo da tante inquietudini e cose distorte, ripercorrere
brevemente una sua presentazione.
Ho conosciuto Maurizio molti anni fa, quando ancora
tredicenne, si presentò a fare servizio alla Misericordia di Prato. Era un
gigante bambino. Alto e snello, con una forza invidiabile. Ragazzo abbastanza
chiuso nel suo carattere. Sempre però disponibile e attento alle necessità
degli altri. Sempre si è impegnato nell’attività della Misericordia sempre
disponibile per esercitazioni, aggiornamenti ed emergenze.
Partito
per il servizio militare, svolto nell’Arma dei Carabinieri, alla fine della
leva rimase a fare il Carabiniere, in servizi di cui sempre ha preferito non
parlare.
Questa sua
realtà di poco aprirsi nei confronti di quello che era stata la sua presenza
nell’Arma e di quella che era la sua attività attuale è stata una nota
caratteristica del suo modo di vita.
E’ persona
che da sempre ha cercato di essere aggiornato su modi e metodi di intervento,
nei campi più svariati, ma sempre per bagaglio di esperienza personale, ma che
con discrezione sapeva suggerire nei momenti di bisogno. Sempre attento e
discreto ha saputo circondarsi di un alone difensivo, più disponibile
all’ascolto che al colloquio, nella sua mole di “armadio” viene bonariamente
chiamato “cucciolo” o “ Manone” da chi lo conosce o lo incontra nel nostro
operare di Misericordia.
Come
appartenente al gruppo di Protezione civile è stato presente fin dal terremoto
dell’Irpinia negli scenari d’emergenza che hanno devastato il nostro Paese,
partecipando anche nel 1999 alla Missione Arcobaleno.
Il suo
appartenere alla Misericordia lo ha portato dopo quindici anni di servizio ad
essere Capo Guardia (che per la Misericordia significa poter guidare una
Brigata, ovvero un gruppo di Fratelli che svolgono un servizio).
Nel nostro
ambiente, dove ci ritroviamo per fare servizio e per portare aiuto ai
sofferenti, mai è stato chiesto cosa uno faccia nella vita privata e così è
stato anche nel caso di Maurizio. Sappiamo di alcuni servizi o lavori svolti
come security per avercene qualche volta accennato e niente più.
Sabato 3
aprile, abbiamo inaugurato un nuovo automezzo per il servizio di Protezione
Civile e Maurizio era presente, aveva accennato, a qualcuno, che sarebbe
partito per giù.
Niente
altro.
Fino a
quando poi lo abbiamo rivisto in televisione.
Non sta a
me giudicare il comportamento assunto in questa circostanza, per me vige la
speranza di una liberazione immediata e di un suo rientro in Italia, per poter
poi chiedere, se avrà voglia di parlarne, all’uomo, all’amico i perché.
LA MANIFESTAZIONE A ROMA
Paolo