E' il concetto per esprimere il nostro lavoro nell'ambito della realtà virtuale, sentendoci più che Volontari Fratelli delle Misericordie.

 

Maurizio Agliana

Prato, 13 aprile 2004

 

In questi giorni, in cui è salito sopra un palcoscenico strano e diverso da quello che è il suo stile, molti giornalisti sono alla ricerca di notizie su Maurizio Agliana.

Vorrei, per sgombrare il campo da tante inquietudini e cose distorte, ripercorrere brevemente una sua presentazione.

Ho conosciuto Maurizio molti anni fa, quando ancora tredicenne, si presentò a fare servizio alla Misericordia di Prato. Era un gigante bambino. Alto e snello, con una forza invidiabile. Ragazzo abbastanza chiuso nel suo carattere. Sempre però disponibile e attento alle necessità degli altri. Sempre si è impegnato nell’attività della Misericordia sempre disponibile per esercitazioni, aggiornamenti ed emergenze.

Partito per il servizio militare, svolto nell’Arma dei Carabinieri, alla fine della leva rimase a fare il Carabiniere, in servizi di cui sempre ha preferito non parlare.

Questa sua realtà di poco aprirsi nei confronti di quello che era stata la sua presenza nell’Arma e di quella che era la sua attività attuale è stata una nota caratteristica del suo modo di vita.

 

E’ persona che da sempre ha cercato di essere aggiornato su modi e metodi di intervento, nei campi più svariati, ma sempre per bagaglio di esperienza personale, ma che con discrezione sapeva suggerire nei momenti di bisogno. Sempre attento e discreto ha saputo circondarsi di un alone difensivo, più disponibile all’ascolto che al colloquio, nella sua mole di “armadio” viene bonariamente chiamato “cucciolo” o “ Manone” da chi lo conosce o lo incontra nel nostro operare di Misericordia.

 

Come appartenente al gruppo di Protezione civile è stato presente fin dal terremoto dell’Irpinia negli scenari d’emergenza che hanno devastato il nostro Paese, partecipando anche nel 1999 alla Missione Arcobaleno.

 

Il suo appartenere alla Misericordia lo ha portato dopo quindici anni di servizio ad essere Capo Guardia (che per la Misericordia significa poter guidare una Brigata, ovvero un gruppo di Fratelli che svolgono un servizio).

 

Nel nostro ambiente, dove ci ritroviamo per fare servizio e per portare aiuto ai sofferenti, mai è stato chiesto cosa uno faccia nella vita privata e così è stato anche nel caso di Maurizio. Sappiamo di alcuni servizi o lavori svolti come security per avercene qualche volta accennato e niente più.

Sabato 3 aprile, abbiamo inaugurato un nuovo automezzo per il servizio di Protezione Civile e Maurizio era presente, aveva accennato, a qualcuno, che sarebbe partito per giù.

Niente altro.

 

Fino a quando poi lo abbiamo rivisto in televisione.

Non sta a me giudicare il comportamento assunto in questa circostanza, per me vige la speranza di una liberazione immediata e di un suo rientro in Italia, per poter poi chiedere, se avrà voglia di parlarne, all’uomo, all’amico i perché.

                     LA MANIFESTAZIONE A ROMA    

Paolo

 
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