L'attuale Arciconfraternita della Misericordia di Prato
discende direttamente dalla Compagnia della Misericordia,
ricostituita sotto quel titolo nel 1791 ad opera di un
gruppo di " fratelli " già appertenenti all' antica e
benemerita Compagnia del Pellegrino o della Morte, che era
stata soppressa da Scipione de' Ricci, vescovo di Pistoia e
Prato, nel 1783. E' quindi la Compagnia del Pellegrino o
della Morte la prima forma caritativa organizzata di
assistenza ed è da quella che deve necessariamente
prendere le mosse la ricerca. La Compagnia del Pellegrino o
della Morte ebbe origine da un pellegrinaggio alla Santa
Casa di Loreto organizzato da un umile fornaio di Porta
Fuia, Bartolomeo di Giovanni di Tommaso Buonfiglioli, nella
primavera del 1588. Diffusasi la voce del pellegrinaggio -un
pellegrinaggio di penitenza -, presto una trentina di
pratesi diedero la loro adesione al pio intendimento del
Buonfiglioli; fra questi vi erano 5 sacerdoti, 6 nobili, 6
lanaioli, 4 artigiani. Gli aderenti nominarono un superiore,
che col titolo di Governatore, doveva assumere la direzione
del pellegrinaggio. Questi fu il sacerdote Datino di
Francesco Cepparelli, già dal 1573 custode di S.
Maria delle Carceri, a quell'epoca non ancora chiesa
parrocchiale. La partenza , stabilita per il 4 maggio di
quello stesso anno,ebbe luogo puntualmente i pellegrini
dovevano essere 30, ma in effetti furono 29 perchè
uno di essi, Domenico di Piero Bini fu costretto a rimanere
a Prato a causa della morte del padre..... Coperti da un
rozzo saio di penitenza e con un sarocchino sulle spalle per
difendersi dalle intemperie e ciascuno munito di un ruvido
bordone per appoggiarsi, i 29 pratesi, preceduti dallo
stendardo recante l' immagine della Vergine Assunta e al
comando del Governatore Cepparelli,si mossero,
processionalmente salmodiando, verso Loreto. In cinque
giorni coprirono la distanza di circa 250 chilometri: "ogni
giorno una tappa, una faticosa tappa. Ma doveva spingeli un
fervore insolito...", come bene osservava padre
Adriano Macconi o.f.m.
(nel Crocifisso della
Misericordia). A Loreto furono ricevuti dal
Vescovo Rutilio Benzoni e dal Governatore della Santa Casa,
mons. Leonoro Vitali, che li guidò nella visita del
Santuario. Qui i 29 pellegrini compirono "tutti quegli atti
esteriori di religione che sono soliti compiersi in simili
speciali circostanze" ed offrirono, sull'altare della
Vergine, i lori doni: "una bella et ricca muta di paramenti
di ermisino bianco molto ben guarniti, et insieme il loro
proprio stendardo con che erano là camminatio". Come
efficacemente nota il Macconi, è pur vero che "alcuni
atti di una vita di un uomo contengono tale intensità
di fede,tale generosità di amore, che non si
esauriscono nel momento in cui sono stati compiuti:essi
possiedono il germe di ulteriori stupende realizzazioni" .
Quel crocifisso,dietro i quali i pellegrini intrapresero la
via del ritorno a Prato, rappresentò per essi un dono
di eccezione. Fu come il simbolo di una comune meditazione,
intimamente vissuta; il motivo di convergenti aspirazioni
spirituali e morali; il pegno di un legame che non si
sarebbe ormai potuto sciogliere. Questo significato intimo
del pellegrinaggio si sviluppò ed attuò in una
idea più ampia e duratura: la costituzione di una
Compagnia che mettesse a servizio del prossimo quei
tesori spirituali di cui si erano arricchiti durante il
pellegrinaggio.
- LA PRIMA CRISI
Ogni volta che i " fratelli " si riunivano nella sede
della Compagnia o per partecipare all'adunanza generale o
perché chiamati ad un " servizio " di carità,
il " Servo " si recava al domicilio di ciascuno per
dargliene avviso. Era indubbiamente questo un sistema che
non contribuiva alla celerità del servizio e
s'imponeva una soluzione diversa. Si pensò di usare
la campana dei Duomo sull'esempio di quella del Palazzo
Pretorio che da secoli veniva rintoccata lentamente per
adunare le magistrature del Comune, e si suonava a martello
per adunare il popolo in caso di calamità.
Il Governatore della Compagnia si rivolse all'Opera della
Sacra Cintola, che poteva disporre delle campane del Duomo.
Dopo lunghe trattative, l'Opera accordò al "
Pellegrino " il privilegio richiesto: era il 17 agosto 1589.
Il 21 settembre successivo il Vicario mons. Filippo Modesti
approvò quella deliberazione rendendola esecutiva e
si può dire che fino ai nostri giorni ' i " fratelli
" della Compagnia furono adunati col suono della campana di
nona.
|