La Misericordia di Prato 1588
 

Prato, 22 luglio 1588
 

Stemma della Compagnia del Pellegrino

Stemma della Compagnia del Pellegrino


Il carro a ciclo-trazione


L'attuale Arciconfraternita della Misericordia di Prato discende direttamente dalla Compagnia della Misericordia, ricostituita sotto quel titolo nel 1791 ad opera di un gruppo di " fratelli " già appertenenti all' antica e benemerita Compagnia del Pellegrino o della Morte, che era stata soppressa da Scipione de' Ricci, vescovo di Pistoia e Prato, nel 1783. E' quindi la Compagnia del Pellegrino o della Morte la prima forma caritativa organizzata di assistenza ed è da quella che deve necessariamente prendere le mosse la ricerca. La Compagnia del Pellegrino o della Morte ebbe origine da un pellegrinaggio alla Santa Casa di Loreto organizzato da un umile fornaio di Porta Fuia, Bartolomeo di Giovanni di Tommaso Buonfiglioli, nella primavera del 1588. Diffusasi la voce del pellegrinaggio -un pellegrinaggio di penitenza -, presto una trentina di pratesi diedero la loro adesione al pio intendimento del Buonfiglioli; fra questi vi erano 5 sacerdoti, 6 nobili, 6 lanaioli, 4 artigiani. Gli aderenti nominarono un superiore, che col titolo di Governatore, doveva assumere la direzione del pellegrinaggio. Questi fu il sacerdote Datino di Francesco Cepparelli, già dal 1573 custode di S. Maria delle Carceri, a quell'epoca non ancora chiesa parrocchiale. La partenza , stabilita per il 4 maggio di quello stesso anno,ebbe luogo puntualmente i pellegrini dovevano essere 30, ma in effetti furono 29 perchè uno di essi, Domenico di Piero Bini fu costretto a rimanere a Prato a causa della morte del padre..... Coperti da un rozzo saio di penitenza e con un sarocchino sulle spalle per difendersi dalle intemperie e ciascuno munito di un ruvido bordone per appoggiarsi, i 29 pratesi, preceduti dallo stendardo recante l' immagine della Vergine Assunta e al comando del Governatore Cepparelli,si mossero, processionalmente salmodiando, verso Loreto. In cinque giorni coprirono la distanza di circa 250 chilometri: "ogni giorno una tappa, una faticosa tappa. Ma doveva spingeli un fervore insolito...", come bene osservava padre Adriano Macconi o.f.m. (nel Crocifisso della Misericordia). A Loreto furono ricevuti dal Vescovo Rutilio Benzoni e dal Governatore della Santa Casa, mons. Leonoro Vitali, che li guidò nella visita del Santuario. Qui i 29 pellegrini compirono "tutti quegli atti esteriori di religione che sono soliti compiersi in simili speciali circostanze" ed offrirono, sull'altare della Vergine, i lori doni: "una bella et ricca muta di paramenti di ermisino bianco molto ben guarniti, et insieme il loro proprio stendardo con che erano là camminatio". Come efficacemente nota il Macconi, è pur vero che "alcuni atti di una vita di un uomo contengono tale intensità di fede,tale generosità di amore, che non si esauriscono nel momento in cui sono stati compiuti:essi possiedono il germe di ulteriori stupende realizzazioni" . Quel crocifisso,dietro i quali i pellegrini intrapresero la via del ritorno a Prato, rappresentò per essi un dono di eccezione. Fu come il simbolo di una comune meditazione, intimamente vissuta; il motivo di convergenti aspirazioni spirituali e morali; il pegno di un legame che non si sarebbe ormai potuto sciogliere. Questo significato intimo del pellegrinaggio si sviluppò ed attuò in una idea più ampia e duratura: la costituzione di una Compagnia che mettesse a servizio del prossimo quei tesori spirituali di cui si erano arricchiti durante il pellegrinaggio.

- LA PRIMA CRISI

Ogni volta che i " fratelli " si riunivano nella sede della Compagnia o per partecipare all'adunanza generale o perché chiamati ad un " servizio " di carità, il " Servo " si recava al domicilio di ciascuno per dargliene avviso. Era indubbiamente questo un sistema che non contribuiva alla celerità del servizio e s'imponeva una soluzione diversa. Si pensò di usare la campana dei Duomo sull'esempio di quella del Palazzo Pretorio che da secoli veniva rintoccata lentamente per adunare le magistrature del Comune, e si suonava a martello per adunare il popolo in caso di calamità.
Il Governatore della Compagnia si rivolse all'Opera della Sacra Cintola, che poteva disporre delle campane del Duomo. Dopo lunghe trattative, l'Opera accordò al " Pellegrino " il privilegio richiesto: era il 17 agosto 1589. Il 21 settembre successivo il Vicario mons. Filippo Modesti approvò quella deliberazione rendendola esecutiva e si può dire che fino ai nostri giorni ' i " fratelli " della Compagnia furono adunati col suono della campana di nona.


 
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