I Misericordiosi e i loro doveri
(dal Bollettino delle Associazioni di Misericordia
anno X n° 2 del novembre 1912)
Bravi i nostri confratelli di Misericordia ! Sono puntuali
nel fare i servizi nell'attivare gl'ideali della carità e nell'adempiere alle
opere di sollievo nei miseri, e per gli sventurati. Fanno tutto questo a costo
di grandi sacrifizi, di enormi disagi, di fatiche, di stenti…Quando la voce
chiama a raccolta, sono pronti, i nostri eroi della carità, a correre, ove è
invocata la loro opera, ove debbono mostrare il loro spirito; e nel none di
Cristo, che gli unisce, eccoli, tanto alla capanna dal povero paesano, quanto
al palazzo del potente cittadino. Che consolazione vederci circondati nelle
nostre file da questo santo vincolo cristiano!. Che gioia sentire il profumo
della carità, che si spande fra il sorriso di tutti! Sono giovani di ogni età
e di ogni condizione, che lasciano il lavoro, i campi, la camera di studio, per
unirsi alla bandiera della carità che sventola, ricordandosi, che c'è
un'opera Santa da compiere. Si corre, si sfidano le tempeste, si rompono le
nevi, i ghiacci, si rischia la vita, ora sovra un fiume che si deve passare, ed
ora in un burrone, ove non sono né strade né sentieri; al caldo e al freddo;
di notte e di giorno; sempre, purché la Misericordia ci chiami ed invochi il
nostro aiuto. Per tutto succede così; ma più sovente nella montagna, ove non
si hanno mezzi di trasporto e di comunicazione. I buoni montanari si
contentano di far da sé, e di compiere alla meglio il loro dovere.
Ricordo che una volta per trasportare un malato dal proprio
domicilio all'ospedale, una squadra di Misericordia, composta di quindici bravi
giovani montanini, impiegò un giorno intero. Oh ! come furono applauditi quei
misericordiosi! II personale dell'ospedale si meravigliò dell'opera grande e
difficile che la Misericordia aveva compiuto nella persona di questi giovani:
gli abitanti dei borghi, che al passo, cadenzato della squadra di pronto
soccorso si affacciavano sulla porta di casa, applaudivano e rendevano onore ai
bravi militi, i quali si sentivano animati, e divenivano fanatici per quanto
stavano facendo.
Un tale contegno delle Misericordie desta anche più l’ammirazione,
quando si pensa che molte di queste sono povere, vivono del parco obolo dei
confratelli, e si reggono ritte appunto appunto. Lo so che non importa che
siano facoltose; basta che siano attive: di ciò non ne possiamo dubitare,
perché come potrebbero reggersi tali Associazioni se non avessero dei membri
zelanti e volenterosi? Come camperebbero senza il sacrifizio finanziario degli
associati? Giustamente onoriamo il merito delle nostre Confraternite,
osservandone con soddisfazione le beneficenze e le benemerenze e
congratuliamoci coi nostri bravi misericordiosi i quali, grazie a Dio, rendono
si nobile servigio da guadagnarsi la stima e l'ammirazione di tutti. Per la
loro opera di carità fanno si, che l'Associazione progredisca e sia resa forte
a benefizio dei popoli.
Un male del resto rimane sempre da combattere e da
allontanare da noi. Non mi sbaglio. E' un male così grave che debbono
detestare tutti i ben pensanti. Lo notino i presidenti di alcune associazioni,
ai quali spetta sopra tutto provvedere, affinché questo male non si verifichi
più tra i nostri confratelli. Si, è vero: si pensa molto al materiale delle
Misericordie, e pochissimo allo spirituale. Si attuano le opere corporali, per
le quali ci sottoponiamo ai sacrifizi più gravi; e si trascurano del tutto le
opera spirituali. Non spetta forse al misericordioso consigliare i dubbiosi,
istruire gli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare
le offese, sopportare le persona moleste e pregare pei vivi e pei morti? Sono
necessarie anche queste opere tanto quanto le corporali. C'è quella povera
donna afflitta per la perdita dello sposo, dei figli…. Ebbene; a voi, sorelle
della Misericordia, spetta di correre per darle il vostro aiuto, consolandola.
C'è un vostro confratello che bestemmia: a voi, giovani, che comprendete la
forza dell’educazione e sentite la vostra missione, è riservato il dovere di
ammonirlo e di correggerlo. Sta male in bocca di un misericordioso la
bestemmia, eppure non ci si bada. Force si bestemmia da soli e in compagnia;
anche quando stiamo facendo una buona azione: anche quando trasportiamo qualche
morto al camposanto... qualche ammalato all'ospedale. Si bestemmia quel Dio,
nel nome del quale ci siamo uniti in fratellanza e distribuiamo la beneficenza!
Mi appello a tutti i Confratelli della Misericordia, perché si prendano cura
di cacciare dalle nostre file la bestemmia, come cosa che ci disonora e profana
le nostre divise. Fra l'altro poi è di somma convenienza, che i membri dell’Associazione
trattino tra loro da buoni fratelli e si compatiscano a vicenda nei loro
difetti: C'è da dirlo, senza tema di errare, che questo nostro dovere del
compatimento fraterno si trascuri assai. Non si fa caso di insultarci
scambievolmente, di andare in collera per un nonnulla e senza alcun motivo: e
non si capisce, quanto sarebbe utile per noi perdonarci.
Oh! il buon misericordioso deve incominciare da se stesso
l'esercizio la carità! Non è forse vero che prima di sovvenire allo
spirituale degli altri, dobbiamo sovvenire allo spirituale nostro, quando ne
siamo bisognevoli. Oltre al rispetto, che dobbiamo avere alla Confraternita e
alla divisa, c'è poi l'educazione, c'è l'esempio che dobbiamo dare agli
altri.
Organizziamoci adunque per conoscere e far conoscere i
doveri e il fine principale, per cui ci siamo uniti, e rendiamo il
misericordioso giustamente conscio della sua dignità umana e cristiana, e
pronto ad attuare ciò, che è suo dovere. Miriamo pure al sollievo materiale
della sventura e della miseria, ma non trascuriamo la parte più alta
dell'uomo, il suo spirito immortale; perché quell'Associazione che non si
propone il fine di migliorare l'anima dell'associato, se pure si chiama
cristiana o cattolica, non è tale nel fatto. Si dia perciò ai nostri
confratelli, insieme al pane del corpo, quello dello spirito, che è la fede,
si coltivi l'animo si educhino le virtù religiose e civile insieme ai mezzi di
sussistenza corporali, e allora le nostre Confraternite di Misericordia
corrisponderanno perfettamente al loro fine, che è quello individuale di
estendere il regno della giustizia, e di proclamare alto il trionfo dell'amore
e della civiltà di Gesù Cristo. Di qui la necessità di far sentire qualche
volta ai nostri militi la parola viva dell'Apostolo di Cristo; di qui la
necessità di dar loro cultura, conferenze, istruzione, religione, se vogliamo
che i nostri confratelli siano istruiti nella dottrina di Cristo, che solo dà
vita alla nostra Associazione.
Oh misericordiosi, facciamo che lo spirito cristiano viva un
po' più potente nelle nostre società, e la nostra missione sarà più
compita, perché sarà una missione di assistenza spirituale e corporale !