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di Cassibile indica la causale del versamento "Progetto
Cuore"
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LA DEFIBRILLAZIONE PRECOCE:
una tecnica che si sta espandendo
anche in ambito extra-ospedaliero
L’arresto cardiaco inaspettato è la causa più
frequente (70-80%) di morte improvvisa, dovuto molto spesso
alla fibrillazione ventricolare (FV). Esso si manifesta in
un paziente apparentemente in buona salute o stabile o senza
sintomi nell’ora precedente.
L’attivazione veloce della catena della sopravvivenza:
allarme alla centrale del 118, il supporto delle funzioni
vitali di base (Basic Life Support), la defibrillazione,
l’intervento dell’auto-medica (ALS) e il trasporto in
ospedale fanno si che sempre più persone colpite
dall’arresto cardiaco possano sopravvivere senza
conseguenze.
CHE COS’E’ LA FIBRILLAZIONE
E’ una gravissima tachiaritmia cardiaca, caratterizzata da
una condizione di attività elettrica e meccanica del cuore
caotica e disorganizzata, che determina contrazioni
ventricolari di elevata frequenza, irregolari e incoordinate
sia nel tempo, sia nell'intensità. L'elettrocardiogramma
mostra in questo caso una serie ininterrotta di ondulazioni
del tutto irregolari, di aspetto e ritmo anomali. Durante la
fibrillazione, i ventricoli non si contraggono in maniera
efficace: la circolazione sanguigna è, conseguentemente,
interrotta e ciò si manifesta con perdita della coscienza,
assenza dei polsi, arresto del respiro, abolizione dei
riflessi e morte cerebrale nel volgere di pochi minuti. Una
volta instaurata, infatti, la fibrillazione non tende a
cessare e, quindi, il suo esito abituale è la morte del
paziente. Unica terapia possibile è la cardioversione
elettrica (defibrillazione). Nell'impossibilità di
praticarla immediatamente, è indispensabile eseguire il
massaggio cardiaco esterno e la ventilazione assistita:
l'interruzione della circolazione sanguigna per un tempo
superiore ai 2-3 minuti comporta, infatti, lesioni cerebrali
irreversibili.
COME INTERVENIRE
Fino a poco tempo fa, l’intervento su di un paziente in
stato di arresto cardiaco da parte di un volontario di una
Pubblica Assistenza poteva arrivare fino al massaggio
cardiaco esterno e alla ventilazione; da alcuni mesi stiamo
assistendo ad un grande cambiamento per quanto riguarda la
possibilità per un soccorritore “laico”, cioè non medico e
non infermiere di effettuare la defibrillazione.
Come abbiamo detto, la defibrillazione è l’unica terapia
possibile nel caso di fibrillazione ventricolare e quindi di
arresto cardiaco, ed è importantissimo poterla eseguire nei
primi minuti che seguono l’arresto.
La probabilità che la defibrillazione elettrica abbia
successo cala del 7-10% ogni minuto che passa dall’arresto
cardiaco; se viene eseguita entro il primo minuto, la
probabilità di recupero del paziente arriva al 90%, se
intercorrono più di 10 minuti fra l’arresto e le prime
manovre rianimatorie, la probabilità di successo si avvicina
allo 0.
Lo sviluppo tecnico di defibrillatori semi-automatici,
facilmente manovrabili, rende possibile l’istruzione e
l’applicazione della defibrillazione nella vita quotidiana.
Nella nostra Associazione già 10 volontari soccorritori
hanno frequentato i corsi e superando l’esame finale hanno
conseguito la qualifica di operatori DAE (Automatic External
Defibrillator).
CHE COS’E’ IL “DAE”
Questi macchinari collegati al paziente tramite semplici
patch sono in grado di identificare la necessità di erogare
una scarica elettrica, applicata dall’esterno del torace,
per ottenere una defibrillazione, impostando grazie ad un
computer l’energia necessaria e richiedendo all’operatore di
applicare i contatti adesivi e schiacciare un bottone.Il DAE
nasce dal principio del defibrillatore automatico
impiantato, ovvero da una macchina che decide, analizzando
il tracciato ECG, di defibrillare il paziente nei modi e nei
tempi opportuni, prescindendo dalla presenza dei
soccorritori.
I moderni software di gestione dei
defibrillatori sono in grado di valutare e comparare tra
loro tracce EG anche complesse definendo il tipo di
eventuale aritmia con margini d’errore bassissimi, sono
pertanto in grado di riconoscere una fibrillazione
ventricolare o una tachicardia ventricolare senza alcuna
possibilità d’errore.