E' il concetto per
esprimere il nostro lavoro nell'ambito della realtà virtuale, sentendoci più che
Volontari Fratelli delle Misericordie.
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Il
Corpo dei Pompieri 1921
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"I
pionieri della Protezione Civile" |
All'indomani
di un convegno di Confraternite tenuto a Prato il 14 e il
15 agosto del 1921, decide appunto di costituire il Corpo
dei Pompieri e di dotarlo dei mezzi più moderni.
La spinta
verso questa realizzazione viene data dal Comitato pro
Misericordia che era stato costituito fin dal 1912. Il 15
agosto 1923 la Misericordia inaugura dunque un autocarro
attrezzato di pronto soccorso (uno chassis Fiat 15 Ter con
un motore della potenza di 25-35 hp, dotato di 4 barelle,
materiale adeguato, medicinali) e una potente auto-pompa
della portata di 1800 litri al minuto acquistata a Milano
dalla ditta Tamini. “ Oltre all'auto-carro attrezzato -
ricorda Giampiero Guarducci nel suo libro La Misericordia
di Prato attraverso i secoli - i pompieri potevano
disporre di una comoda e veloce
vettura Fiat 501, ultima
serie, corredata essa pure di una pompa da incendio ”.
Di pari passo anche la Pubblica
Assistenza organizza il suo Corpo di pompieri che interviene accanto ai vigili
del comune e ai “ fratelli ” della Misericordia. un periodo ricco di
aneddoti, di storie per metà vere e per metà immaginarie che ancora oggi si
sentono raccontare dai più vecchi nelle sedi delle due associazioni.
“Era un pomeriggio qualsiasi... ”, come a dire c'era una volta... e i
pompieri della Misericordia ricevettero una chiamata dalla zona di Grignano
dove aveva preso fuoco un grosso fienile. I “ fratelli ”, calzati i lunghi
stivali e indossate le uniformi con i pesanti cinturoni, partirono, elmi in
testa, con il “carro di volata ”, la Fiat 501, ultima serie. Quando
arrivarono nella zona del sinistro trovarono i militi della Pubblica
Assistenza. Il vecchio, mai assopito antagonismo (con venature di veri rancori)
scoppiò subito. Le “ squadre ” si dislocarono in punti diversi e quando
dalle autopompe l'acqua cominciò a defluire verso le “ lance ”, i getti
non furono indirizzati sul fuoco, ma contro gli avversari. Per la cronaca, e
per fortuna, l'incendio fu domato un paio di ore dopo dai pompieri del comune
accorsi anche loro con i carri e le pompe.
C'è chi dice che sia una specie di leggenda, ma i più giurano ch'è
sacrosanta verità storica, come quest'altra per esempio. Una sera la
Misericordia fu chiamata in una strada del centro dove aveva preso fuoco una
casa. I “ fratelli ” arrivarono con la solita Fiat 501 e con il carro
attrezzato. Si disposero per domare l'incendio. Ci fu solo un errore, a quei
tempi possibilissimo: il tubo di aspirazione, quello che doveva portare
l'acqua, anziché essere immesso nel tombino della gora che scorreva sotto il
piano stradale fu calato in quello degli scarichi urbani. Il risultato è
immaginabile: dalle bocche dei tubi anziché uscire acqua, cominciò a defluire
d'ogni bene ...
I pompieri “ privati ” accorrono ovunque e non solo, nel territorio di
Prato. “ Fratelli ” e “ militi ” con le loro macchine valicano i
confini del comune e dei comprensorio per portare aiuto alle popolazioni
alluvionate del Pistoiese o a quelle vittime dei terremoti della Garfagnana e
della Lunigiana. Una gara di solidarietà umana che nel novembre del 1926
(l'anno prima il 15 e il 16 agosto a Prato le Misericordie avevano eseguito la
prima manovra federale) metterà a dura prova l'organizzazione pompieristica
delle due associazioni.
Nella notte del 21 un tratto di argine dei Bisenzio, vicino alla Madonna della
Tosse, si spezza sotto l'urto della piena del fiume e lascia che l'acqua invada
una grande zona provocando gravissimi danni. Il disastro non si limita a questa
parte della città, ma si estende per svariati chilometri e molti paesi vengono
sommersi. E' l'alluvione.pompieri della Misericordia che sono già inseriti
nella Squadra Federale delle Misericordie d'Italia, diretta dal dottor Alfonso
Carlesi, si prodigano con abnegazione e ammirevole slancio per portare il loro
soccorso un po' dappertutto, e, "unici in perfetta efficienza di
mezzi", per quattro giorni restano nelle zone del disastro.
Divisi in numerose squadre - si legge in un ingiallito libriccino intitolato L'opera
della squadra federale nella zona di Prato durante la piena del Bisenzio del
21-24 novembre 1926 - si avventurano nella valle del Bisenzio fino a Santa
Lucia, sfidando le acque e il pericolo delle frane; si portano fino a Calenzano
su richiesta del Capo Stazione e dei pompieri di Firenze.