|
|
E' il concetto per
esprimere il nostro lavoro nell'ambito della realtà virtuale, sentendoci più che
Volontari Fratelli delle Misericordie.
|
Newsletter del 23 gennaio 2005
"Tsunami: Articolo 27 - Facite Ammuina"
Parliamo del
mare.
Del mare terribile ed impietoso capace di annullare
centinaia di migliaia di vite in un attimo.
Del mare generoso che offre il suo pesce a chi ha fame e
promette, da sponde lontane, concreti gesti di amicizia.
Del mare dei pescatori, delle reti, della pesca faticata ed
appena sufficiente.
Del mare degli eserciti, delle marine militari, delle
Portaerei, dell'orgoglio e della gloria.
Sarà che siamo un popolo di naviganti che per navigare ha
sempre avuto bisogno di qualcun altro che gli concedesse una
flotta;
Sarà che la Meloria è un ricordo troppo lontano e che Candia
nel frattempo ha cambiato nome;
Sarà che non abbiamo mai avuto una "Invincibile Armada" né
un Nelson che desse la rotta all'Impero;
Sarà che abbiamo distrutto le flotte nemiche non con le "Victory",
ma con i "maiali" della Beffa di Buccari…
Sarà per tutto questo, o per altro, ma da noi il mare ha
sempre avuto un po' il volto di quello dei Malavoglia (tutt'al
più quello di Rimini o dei paradisi tropicali per i più
fortunati) ed i marinai sono diventati famosi più per le
loro promesse che per le loro imprese.
Non sorprende, né incute imbarazzo, sapere che perfino la
Real Marina del Regno delle Due Sicilie ne prese atto e
coniò, ad uso e consumo della propria immagine offerta alle
Autorità in visita, quell'articolo 27 del Regolamento che
recita:
"All'ordine "facite ammuina": tutti chilli che stanno a
prora vann'a poppa e chilli che stann'a poppa vann'a
prora; chilli che stann'a dritta vann'a sinistra e
chilli che stanno a sinistra vann'a dritta; tutti chilli
che stanno abbascio vann'ncoppa e chilli che stanno
ncoppa vann'abbascio passann' tutti p'o stesso pertuso;
chi nun tiene nient 'a ffà, s'aremeni a 'cca e a 'llà.
(Nota Bene: da usare in occasione di visite a bordo
delle Alte Autorità de Regno)".
Sarà.
Ciò che è certo è un fatto: sia pure con il ritardo che ci
ha fatto lamentare, siamo arrivati in Sry Lanka senza essere
preceduti in quei luoghi dalla nostra "gloria" e la parola
"italiani", a quella gente, evocava soltanto l'immagine di
oziosi, ricchi, turisti e non quella di efficienti
soccorritori.
Mentre gli altri ricchi paesi occidentali, nei giorni della
bontà natalizia, mostravano i loro muscoli fatti di
portaerei colme di mezzi di soccorso e di elicotteri in volo
radente che scaricavano viveri, noi, i figli del "facite
ammuina" mostravamo le nostre povere tende dove pochi medici
dovevano fare un miracolo, un vero miracolo, uno dopo
l'altro per assistere le vittime.
Troppo poco abbiamo pensato.
Ed era davvero troppo poco davanti alle necessità.
Poi i giorni sono passati; sono passati i tre minuti di
silenzio "a reti unificate" in memoria delle vittime; sono
passati i ricchi resoconti delle raccolte in denaro ed
altro, piano piano, ha ripreso ad occupare le prime pagine
dei giornali.
Poi, dopo un mese, una troupe della RAI ci ha fatto vedere
ciò che mai avremmo immaginato: in Sry Lanka eravamo soli;
niente portaerei che sbarcavano uomini e mezzi, nessun "rambo"
che allestisse campi e ricoveri, nessun elicottero che
volteggiasse portando soccorso.
Partendo da Colombo, per trovare un campo organizzato
bisognava arrivare fino a Galle, nel sud dell'isola, dove la
Protezione Civile italiana ne aveva allestito uno e dove ora
stanno lavorando i volontari.
Nessun apparato internazionale visibilmente all'opera nella
dimensione richiesta dall'emergenza.
Nessuna "gloriosa" ONG (neppure italiana) che avesse
allestito campi.
Ed allora, noi, i figli del "facite ammuina", abbiamo
scoperto di aver insegnato qualcosa a chi avevamo tanto
ammirato credendolo, a torto, più capace di noi: l'arte
dell'apparire, del far bella figura senza merito.
Mentre noi, i figli del "facite ammuina" stiamo lavorando
sodo, riservando il precetto soltanto alle "Alte Autorità
del Regno in visita a bordo" fiduciosi nella loro ignoranza
di cose marinare, i ricchi governi occidentali e la loro
altrettanto ricca clientela umanitaria ne hanno esteso
l'applicazione alla gente che generosa ha contribuito ed
alla quale si è fatto credere in un impegno concreto sul
campo che la televisione italiana ha denunciato inesistente.
Sarà che che da noi il mare ha sempre avuto un po' il volto
di quello dei Malavoglia ed i marinai sono diventati famosi
più per le loro promesse che per le loro imprese.
Sarà che non siamo marinai.
Ma da questa sponda del mare la nostra gente ha fatto una
promessa a quella gente della sponda del sud est asiatico:
le Misericordie la stanno mantenendo.
Andrea
Cavaciocchi
|
|