Il Consigliere Nazionale Di Minica
presta soccorso ad uno degli immigrati Lampedusa
Agrigento, 29 Luglio 2006
"Siamo
partiti dalla Libia in 27. Durante il viaggio, 13 di noi sono morti. Siamo
stati costretti a gettarli in mare".
E' il drammatico racconto fatto da alcuni dei 14 clandestini soccorsi ieri
sera, a 130 miglia a Sud Est di Lampedusa, dalla nave "Sibilla" della Marina
Militare. Erano alla deriva da venti giorni, senza acqua e cibo. Nel frattempo
è stato richiesto l'intervento del 118.
Un medico e due Infermieri Professionali (uno il governatore della Misericordia
di Palermo Di Minica) sono arrivati da Palermo in elicottero, e alle ore 02:30
si sono imbarcati su una motovedetta d'altura e hanno raggiunto la 'Sibilla'
alle ore 04:30 per prestare soccorso al clandestino più grave e ad altri 6.
Alle 6.45 la nave è arrivata a Lampedusa.
Sette sopravvissuti sono ricoverati al "Civico" di Palermo in gravi condizioni;
due di loro sono in coma i restati sette migranti che non necessitavano cure
urgenti sono stati trasferiti al centro e presi in consegna dal medico e dal
personale della Misericordia di Palermo.
"Non bevevano da giorni". Dopo venti giorni in mare, sotto il sole, senza cibo
né acqua, gli extracomunitari erano in condizioni pietose, erano disidratati e
denutriti.
Il medico di bordo, dopo aver prestato le prime cure, ha sollecitato l'invio di
quattro elicotteri del 118 per trasferire gli immigrati all'ospedale di
Palermo. "Hanno raccontato - dice il primario della Rianimazione Mario Re - di
non aver mangiato e bevuto per giorni.
Uno di loro tiene stretto e bacia il crocifisso e ripete di essere cristiano".
Molti dei sopravvissuti sono eritrei, ma alcuni provengono dal Mali e c'è anche
un egiziano. Sono cristiani, cristiani ortodossi e musulmani.